La storia del Canto di Natale è un pilastro della memoria collettiva

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  1. Luca 19 Dicembre 2022 at 17:15 - Reply

    I CANTI DI NATALE CHE CURANO LA MENTE di Oliver Sacks

    Non può sorprendere il fatto che praticamente tutte le culture abbiano sviluppato le proprie tradizioni musicali per la celebrazione delle loro feste, dai canti di Natale a quelli di Hanuka, ai ritmi e ai gospel di Kwanzaa.

    La musica, le canzoni e le danze, i giochi e i rituali ci fanno sentire uniti, ci ispirano e consolano. E sono un modo per trasmettere usi tradizionali da una generazione all´altra. In questo senso, le musiche legate alle festività hanno un potere speciale, dato che ai canti appresi fin dai primissimi anni di vita si associa il calore della famiglia, le rimpatriate, il ricordo di qualche piatto speciale, di immagini e profumi.

    La capacità di fare musica e di goderne è specificamente umana; sono pochissimi gli animali che la condividono. Ma oltre ad essere uno dei modi fondamentali per sentirsi legati e uniti, la musica ha il potere di plasmare il nostro cervello, nel senso letterale del termine. La spiegazione sta forse nel fatto che l´espressione musicale impegna diverse aree cerebrali (emotive, cognitive e motorie), in misura ancora maggiore del linguaggio, l´altra grande dote propria all´essere umano.

    Per questo rappresenta un aiuto tanto efficace alla memorizzazione e all’apprendimento. Non a caso, i ritmi e le canzoni si insegnano ai bimbi fin dai primissimi anni di vita. Come ben sa chiunque abbia fatto l’esperienza di non riuscire a togliersi dalla mente un ritornello popolare o un motivetto pubblicitario, la musica si scava un percorso nel sistema nervoso, a un livello così profondo da poter resistere più di qualunque altro ricordo, persino nei soggetti colpiti da malattie devastanti o da gravissimi danni neurologici.

    La musica non è solo bellezza, e men che meno un lusso, ma è anzi un modo fondamentale per esprimere la nostra umanità. E non di rado è la nostra più valida medicina.

    Perciò in questi giorni festivi mi circonderò il più possibile di musica. Ricorderò e canterò le canzoni di Hanuka che hanno accompagnato la mia infanzia, ascolterò l’Oratorio di Natale di Bach, andrò con alcuni amici alla Carnegie Hall a sentire il Messia di Haendel, nell’esecuzione del meraviglioso coro di S. Cecilia.

    E dedicherò molto tempo a esercitarmi al pianoforte, perché dopo un vuoto di sessant’anni ho appena ricominciato a prendere lezioni.

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