«La parcella della prima operazione che mi procurerà sarà tutta per lei… In seguito, a ogni paziente che mi manderà, faremo a metà…»: questo aveva detto Mandalin, rinomato chirurgo e proprietario di una clinica di lusso. E quando il dottor Bergelon aveva dirottato sulla clinica la prima partoriente, Mandalin li aveva invitati a cena, lui e la moglie, nella sua bella casa dei quartieri alti, dove Bergelon aveva bevuto troppo, come Mandalin del resto, e poi tutto era andato storto, la partoriente era morta, e anche il bambino… Risultato: adesso il vedovo minacciava di ucciderlo – non Mandalin, ma lui, Bergelon! Eppure, ciò che spingerà il giovane medico a infrangere le regole di una tranquilla, e in definitiva soddisfacente, esistenza provinciale non sarà la paura di morire, né saranno le apprensioni di quella moglie rassegnata e piagnucolosa, ma un «lancinante bisogno di cambiamento», come la sensazione di avere addosso un vestito troppo stretto. Come molti personaggi di Simenon, anche il dottor Bergelon ci proverà, a non accettare il suo destino, a togliersi di dosso quel vestito troppo stretto…
Trama
La tranquilla vita di medico di provincia del dottor Bergelon subisce un totale stravolgimento dal giorno in cui accetta di mandare una propria paziente a partorire presso la clinica privata del dottor. Mandalin. Il parto ha complicazioni, quando Mandalin e Bergelon corrono in clinica sono entrambi ubriachi e l’intervento ha conseguenze tragiche, puerpera e nascituro muoiono. Il vedovo, Jean Cosson, non si da pace e incomincia a perseguitare il dottor Bergelon con continue minacce di morte. Questa situazione, scatenante ma non determinante, provoca un crollo psicologico nel dottore che rivede la propria vita come una prigione dalla quale fuggire, in attesa che Cosson, col quale nel frattempo ha stretto una sorta di “amicizia”, dia seguito alle proprie minacce. Il dottor Bergelon lascia la moglie e i figli intraprendendo un pellegrinare che lo porterà fino in Belgio, dove, il pensiero che Cosson abbia rinunciato ai propri propositi di vendetta, lo porta a un passo dall’imbarcarsi su di una petroliera per raggiungere la Turchia ma recatosi alla posta un’ultima volta, trova ad aspettarlo una lettera di Jean Cosson nella quale questi gli dà appuntamento a Parigi.
Recensione
Un magistrale lavoro di George Simenon che, anche lontano dal personaggio che lo ha reso famoso, ci offre un saggio delle proprie capacità introspettive dell’essere umano.
Bergelon, Cosson, Cecile, Germaine, protagonisti a vario titolo di questo romanzo vengono spogliati dell’involucro che li contiene e mostrati al lettore nella loro essenza. Pregi e difetti, meschinità e umanità concorrono nella descrizione di quello che è, può essere o che mai sarà la natura degli uomini. La vita tranquilla, organizzata o predefinita da altri spesso e volentieri non è altro che una carica esplosiva contenuta da un velo sottile che un singolo, imprevedibile evento può incrinare lasciando le emozioni represse libere di esplodere.
Così troviamo un tranquillo medico di famiglia, sposato e padre di due figli che incomincia una relazione ambigua con una prostituta, si lega morbosamente all’uomo che lo vuole uccidere e dal quale non rifugge anzi attende pazientemente che porti a compimento i propri propositi. Il suo pellegrinare non è fuga dal pericolo ma dalla monotonia della vita vissuta fino alla drammatica notte nella quale morirono la moglie e il figlio appena nato di Jean Cosson e dalla paura di poterne riessere assorbito, eppure, nel momento in cui la prospettiva della sua morte fuggirà lontano insieme a colui che l’avrebbe dovuta realizzare, il dottor Bergelon non può fare altro che arrendersi ma non rassegnarsi all’ineluttabile. Non solo Bergelon, ma, come già accennato, tutti gli altri protagonisti o semplici comparse del romanzo sono affrescati con le loro emozioni, alla fine del romanzo non ci ricorderemo di loro per il fatto che fossero alti o bassi, belli o brutti ma perché erano uomini e donne, infelici o rassegnati, speranzosi o indolenti, arrabbiati o sognatori.
Assolutamente consigliato, soprattutto per chi, conoscendo George Simenon solo per l’ispettore Maigret, potrà scoprire il genio di quest’autore meritevole di fama maggiore rispetto a quella di cui già gode come autore di noir e polizieschi.