“Momenti di felicità”
Momenti di felicità è opera che è di per sé un invito alla resistenza. Attimi di felicità, ovvero “felicità nonostante tutto” da opporre all’angoscia di questi tempi, all’inquietudine, a un’incertezza che ci vede arrancare alla ricerca di un salvagente. E sono proprio i momenti felici a tenerci a galla, momenti fatti di piaceri quotidiani e di ricordi : «Il piacere di incontrare un viso, un paesaggio, un libro, un film, una canzone, di ritorno o della prima volta: sono impressioni fugaci, momenti di felicità concessi a tutti, indipendentemente da origini, cultura, sesso – si legge nella quarta di presentazione – . “ Spesso arrivano improvvisi, in situazioni dove nulla sembrerebbe favorirli: nondimeno esistono e resistono, contro venti e maree, al punto di abitare stabilmente la nostra memoria”. Nell’esplorare questi momenti di felicità, Marc Augé mescola riflessioni e ricordi personali; c’è anche un po’ d’Italia nella sua lista, un omaggio a quei piaceri dei sensi che il nostro Paese offre a chiunque sappia intenderli come forma di autentica cultura. Un ANTROPOLOGO impegnato e sempre coinvolgente, Marc Augé , capace come pochi intellettuali del suo livello, di parlarci come un vero scrittore più che come accademico, del mondo che abbiamo creato. Un mondo che ci divora se non gli portiamo riflessione e se non saremo in grado di concepirne il cambiamento. Marc Augé , dagli anni ’80 ha viaggiato in tutto il mondo, ha studiato le realtà distanti e quella a noi vicine per forgiare una visione globale della
terra e fondare con Gérard Althabe, Jean Bazin, Emmanuel Terray, il Centro per l’Antropologia dei Mondi Contemporanei EHESS nel 1992.
L’assenza di individualità
Nelle sue opere Marc Augé ha sviluppato numerosi concetti, come la surmodernità, l’ideo-logica, e soprattutto il non-luogo, che tanto successo ha avuto da diventare termine d’uso comune. Il non luogo è l’assenza di individualità, è la stazione della metropolitana nella quale ciascuno non è più di un passante, è uno spazio anonimo simile a tutti gli altri, come una camera d’albergo o un supermercato. Qui ci muoviamo: umanità delusa dalle ideologie, soverchiata da un progresso tecnologico inarrestabile, dalle diseguaglianze, dall’ignoranza, senza un “faro” che indichi la via per il futuro. E’ la condizione che Marc Augé nel suo ultimo libro “Un altro mondo è possibile” definisce come la “preistoria dell’umanità come società planetaria“. E se l’utopia che indica come soluzione per aprire una nuova era e non rischiare il “suicidio planetario” è l’istruzione per tutti, la felicità, come momento necessariamente individuale, diventa moralmente doverosa.